“SUI TETTI” DI PALERMO VERSO IL NUOVO PARLAMENTO: URGE UNA MORATORIA SULLE FORZATURE ANTROPOLOGICHE E UN IMPEGNO INCONDIZIONATO PER NATALITÀ E SUSSIDIARIETÀ

Seminario di Palermo, 9 settembre 2022

 

Appena sciolte le Camere, sotto il sole di Ferragosto le circa 90 associazioni del network “Ditelo sui tetti (Mt 10,27)” hanno aggiornato la Pubblica Agenda per rendere possibile un dialogo aperto con tutti i player italiani e i decisori istituzionali in vista del rinnovo del Parlamento. Si tratta di 65 obiettivi concreti, raggruppati in 10 priorità e “una scelta preliminare”, per chiedere una convinta stagione di sostegno alla natalità e alla sussidiarietà (www.suitetti.org/2022/08/08/scegliere-il-noi-contro-t-dello-scultura-e-le-leggi-dello-scarto/), da proporre e discutere anche in città significative delle aree del Paese, con seminari aperti alla partecipazione di tutti i candidati e di tutte le liste in competizione per il rinnovo del Parlamento.

Il 9 settembre si è iniziato a Palermo, per iniziativa del Forum Vita, Famiglia, Educazione, di Identità Giovane, di Alleanza Cattolica e dello stesso network “Ditelo sui tetti”, in una affollata sala della parrocchia di Santa Maria della Pietà del quartiere Kalsa, ove furono battezzati don Pino Puglisi e Paolo Borsellino, alla presenza di vari candidati, fra cui la vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi, Alessandro Pagano e Raoul Russo.

Il parroco, don Giuseppe di Giovanni, direttore diocesano dell’Unione Apostolica del Clero, ha accolto i partecipanti con un’esortazione gioiosa, per una presenza che potesse essere baldanzosa e nuova in questo momento storico, anche nella consapevolezza di legami missionari già in essere fra  molti dei presenti, subito valorizzati da Diego Torre, del Forum Vita Famiglia Educazione di Palermo, che  ha efficacemente ricordato le tante iniziative a difesa della vita svolte in Sicilia, fra cui la proposta avanzata in Regione per una “agenzia della famiglia” di tutto il circondario metropolitano e per l’introduzione di un modello di isee comunale che permetta un maggiore risparmio per le famiglie numerose. “Non ci sono dubbi – chiariva Torre- che la priorità per il prossimo Parlamento e per la futura Amministrazione regionale deve essere soprattutto il sostegno alla maternità e alle mamme, oltre che lo stop alle pillole abortive, che lasciano sole le donne e banalizzano la vita”. Gli obiettivi precisamente individuati dal rappresentante siciliano non sono stati affatto rappresentati come una semplice rivendicazione verso i soli prossimi parlamentari, in quanto “Siamo assieme per accettare tutti la sfida della cultura mortifera che ci circonda, coscienti che abbiamo  davanti una battaglia di civiltà per l’uomo, cioè per rimettere al centro la grandezza della persona in ogni suo momento senza occhiali ideologici di qualsiasi tipo, che sempre riducono e strumentalizzano questa grandezza”. “Oggi -concludeva- siamo qui con i candidati al Parlamento perché siamo consci dell’importanza della leva politica, ma non per sottrarci al compito di una presenza che spetta a ciascuno come alle realtà associative, perché non vogliamo e non possiamo delegare ai politici il compito di difendere la natura dell’uomo

L’intervento di illustrazione delle priorità dell’Agenda è stato svolto da Domenico Menorello del network “Ditelo sui tetti”, che ha innanzitutto insistito sulla necessità di avere coscienza del “cambio d’epoca” di cui Papa Francesco ci parla dal 2015, osservando con forza che “le critiche, anche comprensibili, all’assenza dei cattolici nei gangli del potere che leggiamo in queste settimane sulla stampa nazionale dimenticano questa essenziale premessa”. Secondo Menorello, il cambio d’epoca ha fatto cadere ogni certezza socialmente condivisa e questo determina un totale cambio di scenario sul tipo di impegno che è chiesto (anche) ai cattolici, cosicché non si può più giudicare secondo i canoni di sempre. “Fino a quando nella legislazione italiana vi era una condivisione estesa dei valori di riferimento, i cattolici hanno immaginato l’impegno politico in sostanza solo come l’organizzazione «del potere» e «nel potere» e così la loro presenza veniva «misurata» soprattutto contando le posizioni occupate. Ma, proprio dal 2015 le certezze valoriali sono cadute persino nelle leggi, che hanno via via introdotto un grave concetto di «vita a dignità variabile» sconosciuto alla Costituzione, consentendo lo «scarto» delle esistenze più fragili, malate o emarginate e smantellando l’aspetto familiare e comunitario della persona”. Se si considera, allora, una società del tutto mutata, priva di una struttura valoriale comune, in cui i cattolici in quanto tali sono una minoranza non ha alcun senso pretendere soprattutto una estesa presenza organizzata degli stessi nelle stanze del potere per testare la loro presenza pubblica, come accadeva nell’«epoca» appena definitivamente tramontata. “Chi misurerebbe -si è detto nel seminario palermitano- il significato della presenza dei cattolici dalla occupazione delle magistrature romane quando l’Europa era devastata dalle discese dei barbari? O chi avrebbe preteso frotte di parlamentari all’inizio dello Stato unitario italiano, quando le istituzioni erano appannaggio di una nomenclatura nettamente anticlericale? In quei «cambi d’epoca» l’apporto dei cattolici viene stimato, piuttosto, per un altro tipo di presenza e di opere, comunque del tutto “pubbliche” perché a vantaggio dell’intera civiltà di allora, quali il vero e proprio «salvataggio» della cultura classica, la bonifica delle paludi attorno alla nuova vita comune gravitante sui monasteri o l’Opera dei congressi, sale e lievito della società di fine Ottocento e seme di una presenza istituzionale che sarebbe maturata assai dopo”. Così, anche oggi la questione della presenza pubblica dei cattolici si pone non appena con riguardo ai “numeri” di chi occupa spazi di potere, perché non è innanzitutto il solo fattore organizzativo quello che conta, quanto invece se vi siano germi rifondativi di una più strutturale presenza originale in una società che ha tratti e fattezze totalmente diversi e che provoca a una radicale ripartenza, anche pubblica. Per questo, il seminario ha voluto approfondire i due recentissimi interventi sulla questione del Segretario di Stato del 2 settembre e l’intervista sull’Osservatore Romano del Presidente della CEI del 3 settembre. Se fosse vero, cioè, che i cattolici sono “estinti” sulla scena pubblica, come adombrato dalla grande stampa, come mai il Cardinale Parolin ha ribadito che “il cristianesimo” ha anche una “dimensione sociale e storica”, cui ha fatto eco il Card. Zuppi definendo un “pericolo” il voler relegare “la religione nella dimensione individuale”, mentre “noi dobbiamo affrontare la complessità, senza timore, porci domande, soprattutto quelle che riguardano il porre al centro la persona”?

Ci sono, dunque, anche altre e nuove dimensioni di una presenza pubblica dei cattolici, che non possono più esaurirsi appena con una qualche organizzazione «nel potere». Quali sono questi livelli? Certamente, quelli della “ragione”, scommessa pubblicamente. A Palermo si è detto che é probabilmente giunto proprio quel tempo profetizzato da Newman, in cui “per essere cattolici si dovrà usare la ragione”, divenendo creatori innanzitutto di una nuova cultura dell’uomo e per l’uomo (cfr. https://www.suitetti.org/2022/08/19/la-questione-cattolica-in-italia/). “Mai come ora – proseguiva Menorello- urge mostrare a tutti, pubblicamente – «sui tetti!»- quanto sia più ragionevole e desiderabile una concezione dell’uomo, che stimi come valore assoluto ogni circostanza della vita, perché sempre segno di una promessa e una speranza più grandi e senza fine”. “Ciò significa mostrare e dimostrare come questa antropologia cristiana possa proporre anche azioni pubbliche a favore dell’umano tutto intero, mai scartando nessuno, come accade se si assume invece l’antropologia neo-individualista”. E in questo senso, il network “Sui tetti”, riprendendo la “presenza” viva nella società italiana di tante associazioni, ha pubblicamente chiesto che il prossimo Parlamento decida innanzitutto una moratoria sui temi attinenti alle convinzioni più esistenziali di ciascuno, che devono essere lasciate ai percorsi individuali e comunitari, senza poter essere condizionati con la forza delle leggi da un novello e pericoloso “Stato etico”. “Il prossimo Parlamento, poi, -proseguiva Menorello entrando nel merito delle priorità indicate dall’Agenda dei laici cattolici- dovrà porre in cima a tutte le emergenze il baratro demografico, che altrimenti travolgerà a breve l’intero Paese, inaugurando politiche per la natalità baste sul “noi”, che sappiano, cioè, dare spazio fiscale, lavoristico alla maternità, alla famiglia e ai contesti comunitari di accoglienza. Perché, ad esempio e come propone l’Agenda, i consultori del SSN non possono essere rifondati con la valorizzazione degli oltre 300 centri di aiuto alla vita che operano mirabilmente in Italia?”. “Proprio il parametro del «NOI -concludeva- dovrà essere la matrice orientante tutte le riforme che il Paese aspetta, a partire dalla necessaria revisione del PNRR, che propone obiettivi utili, ma con un metodo centralistico errato e da superare velocemente coinvolgendo strutturalmente i corpi intermedi”.

Di altissimo profilo le conclusioni del seminario, affidate ad Alberto Maira, di Alleanza Cattolica, che ritornava a illustrare come effettivamente “Il massimo dell’accelerazione del cambio d’epoca avvenga nell’ultimo decennio, che porta a conseguenze radicali -come quelle cui abbiamo assistito nei tentativi di forzare con le leggi lo statuto dell’uomo- processi culturali che maturano da tempi assai precedenti”. Infatti, continuava, “Oggi comprendiamo la profezia di Pio XII quando intuiva la presenza di un avversario culturale, sottile e misterioso della Chiesa che in questi ultimi secoli ha voluto «la natura senza la grazia, la ragione senza la fede, la libertà senza l’autorità, talvolta l’autorità senza la libertà: Cristo si, chiesa no; poi: Dio si, ma Cristo no e, finalmente, Dio è morto, anzi non è mai stato». Se -proseguiva il prof. Maira-, Pio XII, a metà del ‘900 riteneva di indicare l’esistenza di un «tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che non esitiamo ad additare come la principale minaccia che incombe sull’umanità», a noi che di tale tentativo vediamo le conseguenze più manifeste spetta il compito di saper orientare le nostre decisioni sulla base di questo criterio. Abbiamo perciò il dovere di non favorire una ulteriore disgregazione dell’umano e della società, anche sapendo distinguere, nell’imminente appuntamento elettorale, le diverse proposte che i programmi dei partiti propongono e sulla base di tale discernimento orientarci con ragionevolezza su chi preferire”.

Il dialogo continuerà a Verona, il 14 settembre, partecipando, da coorganizzatori, al seminario promosso dalla fondazione Toniolo con candidati di tutti i principali partiti presenti nell’attuale campagna elettorale.