Le circa cento associazioni del network “Ditelo sui tetti” plaudono all’approvazione degli emendamenti inseriti nel DL “Pa Bis”, con cui si consente a tutti i precari con 36 mesi di servizio prestati nella scuola pubblica, sia statale che paritaria, di accedere ad un percorso abilitante agevolato di 30 crediti formativi universitari anziché 60. “È un risultato importante, direi storico” afferma Elena Fruganti, docente di Diritto nella scuola statale e referente della Commissione Educazione del network “Ditelo sui tetti”. “Finalmente si riconosce pari dignità ai lavoratori della scuola paritaria rispetto ai colleghi della scuola statale. Dai tempi della legge 62/2000, la cosiddetta “Legge Berlinguer”, si attende il riconoscimento di una effettiva parità nel servizio pubblico, sia esso erogato da istituti statali che privati, purché questi ultimi rispondano a precisi requisiti che la legge indica. Ci è voluto oltre un ventennio e l’impegno sinergico del mondo associativo e di decisori politici attenti per giungere ad un primo significativo passo avanti. Sulla questione sono numerose le associazioni che sono intervenute per ribadire la centralità della parità scolastica e della libertà di educazione. Tra queste il network “Ditelo sui tetti”, che raccoglie circa 100 associazioni. Abbiamo sentito Elena Fruganti, da anni è impegnata attivamente nell’associazionismo, è referente della Commissione Educazione del network “Ditelo sui tetti”, che raccoglie circa cento associazioni, membro del Direttivo nazionale dell’associazione culturale “Esserci per essere”, coordinatrice regionale per l’Umbria del Comitato “Nazarat”.
Dottoressa, è tornato centrale il tema della Parità scolastica. Possiamo dire che il recente intervento legislativo abbia ridotto una ingiustificabile discriminazione e sanata una grave sacca di precariato. È così?
«Il network “Ditelo sui tetti” esprime un sincero ringraziamento al Governo, nelle persone del ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, che dall’inizio del suo mandato ha posto attenzione ai temi della parità scolastica e della libertà di educazione, e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nonché al Parlamento, in special modo ai deputati di un ampio spettro politico, che, in vari modi, hanno sostenuto l’emendamento in questione, fra cui Lorenzo Malagola, così come a tutti i rappresentanti delle istituzioni che si sono posti in ascolto della società civile, come è avvenuto nel convegno “A cosa serve la scuola?” tenutosi a Milano il 5 giugno scorso, perché hanno compreso, accolto e sostenuto le istanze della società, volte ad affermare i principi costituzionali di libertà educativa e parità scolastica anche attraverso la tutela del prezioso lavoro dei docenti».
Ma di quale discriminazione stiamo parlando? A cosa pongono rimedio gli emendamenti approvati?
«Gli emendamenti introdotti pongono rimedio ad una duplice discriminazione da un lato perché i docenti delle paritarie, al contrario di coloro che sceglievano la scuola statale, non potevano abilitarsi. Risale infatti al 2015 l’ultima possibilità di abilitazione per gli insegnati delle scuole paritarie, ma senza abilitazione non si può essere assunti a tempo indeterminato, si è così venuta a creare nel tempo una sacca di precariato stimata in 15.000 docenti, intrappolati nell’impossibilità di essere stabilizzati dal proprio datore di lavoro. Gli emendamenti approvati in questi giorni risolvono questo annoso problema, consentendo agli insegnanti che hanno lavorato per almeno 36 mesi nelle scuole paritarie di accedere ad un percorso abilitante agevolato, e possono farlo alle stesse condizioni dei colleghi delle scuole statali, “valorizzando per entrambe le categorie l’esperienza professionale già prestata nel sistema nazionale d’istruzione” come espresso nel comunicato del MIM.
Questa equiparazione del servizio è il riconoscimento di una pari dignità tra il lavoro svolto nella scuola paritaria e prestato nella statale, come prevede la legge 62/2000, ponendo così fine ad un’ingiusta discriminazione tra lavoratori della scuola. Le critiche mosse dalla CGL agli emendamenti in questione suscitano perplessità perché “Il sindacato se ha a cuore l’interesse dei lavoratori non può che essere soddisfatto della possibilità di stabilizzare 15.000 persone, che possono finalmente avere la garanzia di un futuro certo per sé e per le proprie famiglie. I sindacati da sempre lottano per difendere posti di lavoro anche e soprattutto nel settore privato, non credo che oggi possano vedere nello Stato l’unico garante del posto fisso. Quello che è molto importante è che i docenti delle paritarie ora non saranno costretti a lasciare le loro scuole per abilitarsi, come invece accadeva prima con i concorsi, che vincolavano il conseguimento dell’abilitazione allo svolgimento di un anno di lavoro esclusivamente nella scuola statale. Finalmente, migliaia di insegnanti delle scuole parificate potranno uscire da una condizione di incolpevole instabilità e potranno continuare il loro operato nelle scuole in cui sono inseriti, con ciò consentendo alle stesse istituzioni paritarie di offrire una ben più solida continuità nel servizio educativo offerto agli studenti e alle famiglie.”».
In sintesi, professoressa Fruganti, di cosa stiamo parlando? Quale novità è stata introdotta?
«È previsto un periodo di tre anni in cui i requisiti per il riconoscimento della parità vengono attenuati questa scelta è il frutto del lavoro sinergico tra ministeri, quello dell’Università ha previsto in un triennio il tempo utile per assorbire le richieste dei precari che vorranno abilitarsi con il percorso agevolato, quindi è logico che venga lasciato alle scuole lo stesso periodo di tempo per provvedere all’assunzione di personale abilitato».
Professoressa Fruganti, quale è il valore del risultato raggiunto?
«Il valore del risultato raggiunto è anche nel metodo perché il ministro Valditara non solo ha assicurato una fattiva disponibilità all’ascolto, ma ha anche incoraggiato un’ampia sinergia operativa tra soggetti del mondo della scuola, quali Agesc, Foe, Fidae e le altre realtà di Agorà della parità insieme al nostro network, si è così attivata una proficua collaborazione, che auspichiamo segni l’avvio di un metodo operativo foriero di altri risultati nel cammino verso il pieno riconoscimento della libertà di educazione. Quanto espresso, conclude, è paradigmatico di una buona prassi, in piena logica sussidiaria, nata dall’incontro tra la propositività della società civile e l’operosità delle istituzioni, un dialogo costruttivo che si è tramutato in lavoro per il bene comune».
da: Orizzonte Scuola