Roma, 25 gennaio 2024 – “Puntare su persone che la mentalità dominante spesso relega ai margini della fragilità, per svelare invece la ricchezza sociale che gli anziani possono rappresentare: e’ davvero una bella notizia”.
Commenta così l’avv. Domenico Menorello, coordinatore del network di circa cento associazioni “Sui tetti”, la bozza di decreto legislativo sulle persone anziani assunto oggi nel Consiglio dei ministri.
“La prima cifra della riforma – spiega- è una netta posizione di cura e servizio alla vita sempre, valorizzando ad esempio le cure palliative. Un secondo rilevante tratto si coglie nel fatto che, finalmente, la persona viene considerata come un «io» nel «noi», perché l’anziano sarà assistito e curato in modo globale nel proprio domicilio, facendo leva sulle sue relazioni umane, a partire dal prezioso apporto dei caregiver”.
“Il terzo aspetto che colpisce -precisano le associzioni- sono gli innovativi pungoli a tutte le istituzioni, fra cui quelle scolastiche e sociali, perché gli anziani possano essere attivamente di aiuto nel sostegno alle altre generazioni, ai giovani e alle famiglie, illuminando, così, una straordinaria risorsa sociale di cui un consolidato approccio efficientista e individualista del legislatore non si era accorto, troppo spesso avendo derubricato ingiustamente la terza età solo a oneroso problema”.
E concludono: “Infine vi è un salto di qualità nell’uso della norma e delle leve del governo, perché innanzitutto il testo dettaglia, con suggestione, una convinta messa in rete di servizi già presenti nel territorio, che ad oggi non sono coordinati funzionalmente verso le esigenze di una stessa persona, anche scommettendo, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale, sul fattivo coinvolgimento di reti umane parentali e del terzo settore”.
“La significativa positività della riforma -concludono – è anche il portato dell’ampia concertazione che la viceministra Bellucci ha avuto il merito di volere con determinazione, coinvolgendo nell’iter di ideazione e scrittura molte realtà associative e che oggi si concretizza in un provvedimento licenziato dal CdM, che dimostra plasticamente la positività di una prospettiva antropologica non individualista, capace di declinare politiche concrete a favore della singola persona fragile, per il bene di tutti”.