Chiediamo la fine delle discriminazioni verso le organizzazioni sociali e culturali non governative indipendenti, per lo più cristiane, in atto in Polonia e il rispetto per tutti i cittadini dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla legge.
Il contesto sociale europeo ha visto progressivamente aumentare, specie nell’ultimo decennio, le pressioni per divellere e mutare, anche attraverso pretese riforme normative e pubbliche, i riferimenti culturali e sociali della tradizione. È uno dei non pochi segni del ‘cambio d’epoca’ (Papa Francesco, 2015) in cui ci troviamo, il cui tratto essenziale è la dissolvenza di ideali millenari. Un caso eclatante è rappresentato dalla Polonia nell’ultimo anno: il governo attuale osteggia i tradizionali valori cristiani e patriottici del Paese per allinearlo, rapidamente econ metodi spesso arbitrari, ai cambiamenti antropologici avvenuti in questi ultimi anni nei Paesi Occidentali.
Il nuovo corso polacco comprende tra le altre cose: l’emanazione di linee guida volte ad ampliare le opzioni per l’aborto legale, in contrasto con le leggi e la stessa Costituzione e la pressione sulle strutture sanitarie e i medici per ostacolare l’obiezione di coscienza; il libero accesso alle ragazze, dai 15 anni in su, a farmaci abortivi precoci senza prescrizione medica e il consenso dei genitori, pur essendo la pillola del giorno dopo potenzialmente pericolosa per la loro salute; la rimozione di contenuti patriottici e cristiani dai programmi educativi; la riduzione/marginalizzazionedell’educazione religiosa nelle scuole, in violazione del Concordato con la Chiesa cattolica e in contrasto – secondo la stessa Corte costituzionale polacca – con il primato educativo dei genitori, che protestano anche per il previsto ingresso negli istituti, attraverso una nuova materia obbligatoria (educazione sanitaria), di tematiche Lgbtqi+ (orientamenti e fluidità di genere) e di contenuti pornografici; i reiterati tentativi di limitare la presenza della Chiesa nello spazio pubblico: quali l’ordinanza con cui il sindaco di Varsavia ha stabilito, lo scorso maggio, la rimozione della croce dagli uffici pubblici; il divieto di utilizzare le campane in talune parrocchie; il tentativo di bloccare l’apertura del Museo Memoria e Identità, dedicato all’eredità intellettuale di san Giovanni Paolo II, il più grande e universalmente noto tra i figli della Nazione polacca, anche a costo di sprecare i fondi pubblici spesi finora per la costruzione di questo Museo statale […] Senza dimenticare le accuse e le incriminazioni contro diverse istituzioni ecclesiastiche, come la Fondazione Lux Veritatis, cofondatrice della struttura suddetta.
Il recentissimo (17.01.2025) Report dell’Ordo Iuris Institute forLegal Culture , organizzazione legale e think tank cattolica polacca, descrive il modo illecito in cui tali cambiamenti vengonosovente imposti alla popolazione, cioè denunciano le gravi e ripetute violazione della legge e degli stessi principi costituzionali di uno stato democratico: quali i diritti civili delle persone; la libertà della stampa e dei media pubblici, passati in modo illegittimo sotto il controllo governativo; l’acquisizione della Procura nazionale; il pesante attacco all’indipendenza dei giudici el’offensiva all’Associazione della Marcia per l’Indipendenza(un’imponente manifestazione popolare che ogni anno celebra a Varsavia la ricostituzione, nel 1918, dello Stato polacco).
Di questa ostilità verso le organizzazioni sociali e culturali non governative indipendenti, per lo più cristiane, che si oppongono a tali mutamenti o semplicemente sono espressione di una visione del mondo diversa, fanno le spese chi le guida e le stesse associazioni, così come i parlamentari, i funzionari e i politici che le sostengono, non di rado perseguitati, come è accaduto all’ex viceministro della Giustizia, Marcin Romanowski, che ha ricevuto per questo accanimento contro la sua persona asilo politico in Ungheria.
Sono esempi emblematici delle gravi violazioni dei diritti umani e delle leggi in corso nel Paese, l’arresto e la carcerazione preventiva, per sette mesi e in condizioni inumane, di PadreOlszewski e di due impiegate del ministero della Giustizia.
Convinti che quella antropologica sia la sfida per eccellenza del nostro tempo e che la fede cristiana abbia un ruolo fondamentale nella difesa della persona e dei suoi diritti fondamentali, tanto più in un Paese di radicata cultura cattolica come la Polonia, convinti altresì che la difesa di tali diritti sia un patrimonio comune nell’Ue, chiediamo la fine delle discriminazioni e il ripristino delle libertà fondamentali per le persone e le associazioni sociali e culturali indipendenti del Paese, espressione della storia, della cultura e della fede del popolo.