La tassa sugli extraprofitti delle banche, approvata dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, viene definita nella norma “imposta straordinaria” per il carattere una tantum della misura.
Il modello ricalca quello sperimentato dal governo Draghi sulle imprese energetiche per recuperare risorse a favore di imprese e famiglie contro il caro-energia.
La misura viene ora traslata sul mondo bancario con l’intento di combattere il caro-mutui. Di seguito i principali punti ripresidall’articolo dell’Ansa del 9 agosto u.s.:
Come verrà destinato l’extra gettito: La stessa norma stabilisce la destinazione degli incassi: le maggiori entrate serviranno a rifinanziare il fondo mutui prima casa per gli under 36 e “per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese”. Si tratta di misure che saranno probabilmente inserite nella manovra per il prossimo anno.
Nel primo trimestre 2023, le cinque principali banche italianehanno visto i propri profitti aumentare in media del 75% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quanto di questo aumento sia un profitto “extra” e quanto sia un semplice miglioramento delle performance delle banche on è di immediata definizione. Il governo ha comunque deciso di usare come base imponibile del nuovo prelievo l’aumento che le banche hanno registrato nel loro margine di interesse rispetto al 2021.
Secondo i favorevoli alla nuova tassa, è giusto recuperare risorse dall’aumento di questo margine, ampliatosi dopo i vari aumenti dei tassi di interesse stabiliti dalla Banca centrale europea (Bce) per contenere l’inflazione.
Per anni i tassi sui conti corrente sono stati di solito nulli, mentre gli interessi sui mutui sono rimasti bassi, proprio perché i tassi di interesse imposti dalla Bce si sono aggirati intorno allo 0%nell’ultimo decennio. In questo periodo la redditività delle banche, ossia la percentuale di ricavo netto rispetto ai costi sostenuti, era molto bassa perché non era possibile avere tassi attivi negativi sui conti, cosicché la differenza tra tassi passivi e attivi rimaneva piuttosto bassa. Ora che sono tornati ad aumentare, gli interessi passivi applicati dalle banche sono aumentati più di quelli attivi, facendo crescere i margini.
È vero: i tassi attivi sono cresciuti più lentamente rispetto a quelli passivi, soprattutto per il maggior potere contrattuale che hanno le banche nei confronti dei clienti.
Il principale vantaggio della nuova tassa pensata dal Governo è l’aumento del gettito per lo Stato. La misura è stata presentata come un metodo per finanziare le famiglie in difficoltà con il pagamento del mutuo, ma si è parlato anche di utilizzare le risorse per un taglio delle tasse e del cuneo fiscale.
La nota del ministero ha anche sottolineato che le banche che hanno già adeguato i tassi seguendo le raccomandazioni della Banca d’Italia, ossia aumentando la remunerazione dei tassi di interessi attivi, non dovrebbero subire particolari conseguenze dalla tassa sugli extraprofitti. Da questo chiarimento, quindi, sembrerebbe che la misura andrà a colpire solo le banche che stanno “abusando” della propria posizione, disincentivando i comportamenti scorretti.
La storia degli extraprofitti delle banche e della loro tassazione, in fondo, è piuttosto semplice: ogni volta che la Bce alzava i tassi d’interesse (ed è successo spesso, quest’anno, per combattere l’inflazione) le banche applicavano quei tassi, sempre più alti, a chi chiedeva loro i soldi: ad esempio, a chi voleva contrarre un mutuo o chiedeva un prestito per la sua attività, mentre non li adeguavano alla clientela che aveva depositato quei soldi sul conto corrente. Tra settembre 2022 e febbraio 2023, l’indice Ftse Italia Banche ha fatto segnare un +66%, contro il +25% dell’indice generale Ftse Mib: quasi tre volte tanto.
La norma oltre ad aver avuto apprezzamenti in quanto rappresentaun segnale importante aiuto alle famiglie, nell’ottica di una più corretta redistribuzione della ricchezza nazionale, ha avuto alcuni detrattori perché si ipotizza che le banche possano scaricare sui correntisti questo mancato guadagno.
Dal punto di vista di “Ditelo sui tetti” sembra che la norma vada nella giusta direzione, e cioè verso una più corretta ridistribuzione della ricchezza nazionale, a favore, cioè di chi ne ha più bisogno, con particolare riferimento alle famiglie che dovranno essere al centro anche dell’imminente riforma fiscale. Inoltre, appare importante il segnale inviato dall’autorità politica a “soggetti forti”, al fine di una deterrenza verso pratiche potenzialmente speculative verso soggetti deboli. Con questa norma il Governo ha, dunque, proposto una sorta di “Robin tax”, secondo una impostazione già applicata in passato al settore energetico. Si tratta inoltre di una norma con carattere temporaneo, che potrà essere modificata a seconda dell’effettivo impatto sulla economia reale. Intanto, andiamo avanti in questa direzione!
di: Commissione Welfare “Ditelo sui tetti”
Nota: questo articolo è stato redatto prendendo spunti da alcuni articoli usciti online nei giorni scorsi su alcune testate quali: Ansa, Fanpage, Pagella Politica