Vision
“SUI TETTI!” (Mt 10,27)
PUBBLICA AGENDA SUSSIDIARIA e CONDIVISA
DI RAGIONI, PRIORITA’ E PROPOSTE
La politica italiana nel “cambiamento d’epoca”.
La società italiana è nel mezzo di quel “cambiamento d’epoca” svelato da Papa Francesco nel 2015.
A lungo in Italia era sopravvissuto un sottile tratto, apparente e superficiale, di convinzioni sociali, che affermavano la vita come valore assoluto in ogni circostanza, ancorata in una tramatura di relazioni considerate coessenziali all’esistenza. Da qualche anno, invece, anche gli echi di queste certezze sociali sono svaniti. Gli ultimi veli del tutto caduti. Per lasciare il passo allo smarrimento, enfatizzato dalla pandemia, nel quale trova campo l’illusione del mito di una “autodeterminazione” che si vorrebbe assoluta, “liberata” tanto dai legami umani, percepiti come limiti negativi, quanto dalla stessa realtà, ritenuta nichilisticamente recessiva rispetto alle pretese soggettive.
Per la prima volta nella storia repubblicana, la legislazione e la giurisprudenza sono diventate strumenti costantemente branditi per spingere il popolo verso questa concezione prometeica di uomo/divo, unica misura di tutto, che non riconosce responsabilità e condizionamenti, al punto da legare il valore della propria vita al successo di sé. Quando l’uomo diventa “misura di tutte le cose”, quello che non sa misurare è come se non ci fosse, cosicché quando sopravvengono la fragilità, la debolezza, il fallimento, allora la vita non è più considerata “dignitosa” e le istituzioni sono piegate contro l’esistenza del singolo, fino a scartarla. Così come intuito il 5 giugno 2013 dal Pontefice, l’antropologia del successo porta con sé “la cultura dello scarto”.
Se per quasi 60 anni di Repubblica la “politica” e la conseguente legislazione si erano tenute mediamente lontane dalla diretta pretesa di voler incidere su questioni valoriali (salvo qualche significativa e profetica eccezione quale la 194), dal 2015 accade una evidente rottura nella concezione delle leve normative e il “diritto” è divenuto esplicito strumento per “liberare” l’uomo, imponendo il modello di Prometeo. Basti un rapidissimo e approssimativo viaggio a ritroso nel recente passato: nel 2015 la legge 55 ha reso quasi immediata la risoluzione del legame matrimoniale, derubricato a fatto privato; nel 2016, la legge 76 ha costruito modelli familiari senza legami stabili, né responsabilità verso il nucleo, né apertura alla vita; nel 2017, la legge 219 ha trasformato il diritto alla vita in diritto ad una “vita dignitosa”, facendo “scartare” dal SSN quelle non ritenute tali; nel 2018 e 2019, la Consulta ha ordinato al Parlamento di consentire per legge il suicidio medicalmente assistito, nel 2020 il Ministero della Salute ha avviato la “privatizzazione” dell’aborto e la Camera aveva licenziato il DDL Zan, con il tentativo di imporre il soggettivismo e relativismo più esasperati dell’ideologia “gender”; nel 2021-2022 si procede a marce forzate per introdurre l’eutanasia negli ospedali italiani.
Nell’ “epoca cambiata” urge un “passo cambiato” (anche) dei cattolici.
Si avverte l’urgenza di un passo diverso per l’impegno pubblico dei cattolici, che non può continuare a replicare schemi in uso prima della caduta di ogni simulacro di una comune koiné sociale. Nella “precedente epoca”, cioè, il perdurare esterno di una (apparente) condivisione diffusa di un giudizio sul valore della vita dell’uomo induceva a considerare l’organizzazione in forme-partito la sola strada per una presenza pubblica di cattolici nella società italiana.
Ma la rottura anche dell’ultimo velo antropologico socialmente diffuso chiama a sfide nuove e impone la ricerca di un metodo adeguato al mutato assetto socio-politico. Ai cattolici tocca innanzitutto un giudizio pubblico che spieghi e renda chiara la sfida antropologica che ormai si gioca anche attraverso le leve della politica, della legislazione e del diritto. In realtà, per tutti e per l’intera società la prima urgenza è che si comprenda e si dica pubblicamente, “SUI TETTI” come invita il Vangelo (Mt 10,27), quale nuova idea di uomo sia contenuta e promossa attraverso continue e incalzanti riforme legislative e giurisprudenziali.
E in effetti vi è una tensione buona nel laicato cristiano, che desidera un lavoro condiviso e unitario di “ragioni” per giungere a cogliere, se possibile, la filigrana di quella antropologia dello scarto, che afferma Prometeo come modello, in questo modo potendo al tempo stesso anche riscoprire e ristupirsi di quella diversa possibilità di pensare l’uomo come Francesco d’Assisi, con lo sguardo assetato di un orizzonte infinito, cosicché ogni circostanza del reale -felice o sofferente, forte o fragile- acquista un valore perché segno di un destino buono.
È una sfida tutta della “ragione”, non della morale, men che meno del moralismo! Infatti, l’umanità svelata dalla fede in Gesù corrisponde maggiormente alle attese del cuore e della ragione di ogni uomo, che sempre domanda un senso per qualsiasi cosa incontri o accada. “Sotto l’azzurro fitto / del cielo qualche uccello di mare se ne va; / né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: / «più in là»! (Maestrale, in Ossi di Seppia, 1925)”. L’intuizione di Montale dimostra come la ragione illuminata dalla fede e la ragione propria di ogni uomo di fronte al reale coincidano e parlino lo stesso linguaggio del cuore.
Molti laici e molte associazioni intendono, perciò, tornare a parlare questo linguaggio della ragione e del cuore apertamente, pubblicamente (“sui tetti”, appunto), dando corpo a un nuovo luogo del prepolitico, in cui vi sia spazio per un dialogo e un confronto con tutti, con proposte sulle ragioni di prospettate decisioni politiche e normative.
Una agenda di ragioni e proposte ai decisori, per una presenza pubblica sui contenuti.
Tale ipotesi prepolitica verrà organizzata come una “agenda”, che considererà, mese per mese, le questioni dell’attualità istituzionale, legislativa e giurisprudenziale ritenute prioritarie perché si ravvede in esse quella sempre più pressante sfida antropologica indicata da Carlo Casini, così da offrire, sul piano pre-politico, ai decisori delle istituzioni repubblicane contenuti, elementi di criticità, proposte e riforme puntuali ritenuti più ragionevoli, in quanto più corrispondenti alla valorizzazione e alla centralità della vita di ciascuno, specie dei più fragili, nella drammaticità dei tempi che attraversiamo. Dunque, più “ragionevoli”!
L’“agenda” intende, in particolare, osservare i fatti sociali e politici unitariamente, riguardanti temi quali la “vita”, la “famiglia”, l’educazione”, il “lavoro”, il welfare e l’attenzione ai più deboli, così da offrire, rispetto alle questioni più contingenti per il Paese, un giudizio e una proposta a tutti gli attori delle istituzioni, del Parlamento, del Governo e della cultura, con strumenti web e incontri dedicati.
Alimentare e rendere visibile una piattaforma plurale e variegata, che, su questioni essenziali, compatti il laicato in una tentata chiarezza di giudizio nel campo del pre-politico, per diventare più efficace interlocutore soprattutto dei decisori politici, appare la strada più urgente e idonea rispetto alla rottura che il cambiamento d’epoca ha ormai provocato nello stile e nella nuova strutturazione della politica. Con uno strumento auspicato, profeticamente, da Paolo VI già nel 196, che, nel nuovo contesto politico-normativo- diventa addirittura improcrastinabile:
“Nelle attuali circostanze è assolutamente necessario che sia rafforzata la forma di apostolato associata e organizzata, poiché solo la stretta unione delle forze è in grado di raggiungere pienamente tutte le finalità dell’apostolato odierno e di difenderne validamente i frutti. In questo campo è cosa particolarmente importante che l’apostolato incida anche sulla mentalità generale e sulle condizioni sociali di coloro ai quali si rivolge; altrimenti i laici saranno spesso impari a sostenere la pressione sia della pubblica opinione sia delle istituzioni.” (Paolo VI, Apostolicam Actuositatem, 1965)