Il comunicato di oltre 70 associazioni del laicato cattolico sul voto a Palazzo Madama che ha bloccato il disegno di legge sull’omotransfobia
«Sta succedendo un fatto eclatante – scrivevano in una lettera aperta ai senatori 70 associazioni lo scorso 2 luglio 2021 a margine di un convegno con esponenti del calibro di Terragni, Ricolfi, Gambino, Vari – Autorevolissimi esponenti di culture diverse, riformista, femminista, liberale, cattolica, arrivano però ai medesimi giudizi di illiberalità di molti passaggi attualmente contenuti nel testo del ddl Zan».
Ora, a margine del voto di Palazzo Madama che ha bloccato il liberticidio disegno di legge che avrebbe imposto la cultura gender al Paese, osservano che «l’arrogante chiusura al dialogo e il progetto ideologico della fluidità di genere hanno perso».
«Vi è – proseguono le decine di associazioni del laicato cattolico – una maggioranza trasversale in Senato che preferisce la condivisione larga su temi sensibili per l’antropologia. La nota verbale del Vaticano e il seminario al senato del 2 luglio di decine di associazioni con la partecipazione di esponenti cattolici, liberali, progressisti e dell’esperienza femminista hanno evidenziato il carattere divisivo del ddl Zan. La mobilitazione delle 70 associazioni cattoliche si è caratterizzata per la ricerca di un comune denominatore antropologico negli opposti schieramenti quale contributo alla ricomposizione nazionale sui principi».
«Ora – concludono – dovremo lavorare lungo questa direttrice confermando la volontà del dialogo in primo luogo con tutti coloro che hanno votato per una fase di riflessione. La tutela della dignità di ogni persona in qualsiasi situazione si trovi, la libertà di pensiero, il rispetto dei minori, il rifiuto della aberrante tesi della fluidità di genere imposta con la prepotenza della legge, la effettività del reato di compravendita dell’umano saranno per noi gli elementi da cui partire nella convinzione che possano essere presupposti largamente accettati».